L’Arcadia in Brenta, libretto, Londra, Woodfall, 1755

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino in casa di Fabrizio che termina al fiume Brenta.
 
 ROSANA, LAURA, GIACINTO, FORESTO a sedere sopra sedili erbosi e poi FABRIZIO
 
 CORO
 
    Che amabile contento
 fra questi ameni fiori
 goder il bel concento
 degli augellin canori!
5Che bell'udir queste aure,
 quell'onde a mormorar!
 
 FABRIZIO
 
    Che bella compagnia!
 Fa proprio innamorar!
 
 TUTTI
 
    Che bell'udir queste aure,
10quell'onde a mormorar!
 
 GIACINTO
 Bellissima Rosana,
 nell'Arcadia novella
 bramo che siate voi mia pastorella.
 ROSANA
 Anzi mi fate onore
15e vi accetto, signor, per mio pastore.
 FORESTO
 E voi, Lauretta cara,
 seguendo dell'Arcadia il paragone,
 la pecora sarete.
 LAURA
                                 E voi il caprone.
 CORO
 
    Che amabile contento
20fra questi ameni fiori
 godere il bel concento
 degli augellin canori!
 Che bell'udir queste aure,
 quell'onde a mormorar!
 
 FABRIZIO
 
25   Che bella compagnia!
 Fa proprio innamorar!
 
 TUTTI
 
    Che bell'udir queste aure,
 quell'onde a mormorar!
 
 FABRIZIO
 Bravi; così mi piace.
30Voi quattro in buona pace
 state qui allegramente
 e il povero Fabrizio niente, niente.
 GIACINTO
 Via, sedete, o signore.
 FABRIZIO
                                           (Aspetta, aspetta).
 Amico, una parola.
 FORESTO
                                     E che volete?
 FABRIZIO
35Parlar di quel negozio.
 FORESTO
 Lauretta, adesso torno.
 Eccomi, su, parlate.
 FABRIZIO
 Aspettate un momento.
 Spasseggiate un tantino ed io mi sento.
40Ah, ah, te l'ho ficcata.
 LAURA
 (Vuo' divertirmi un poco).
 Bella creanza al certo!
 Dove apprendesti mai
 cotanta inciviltà?
 FABRIZIO
                                  Sono io...
 LAURA
                                                     Voi siete
45un bell'ignorantaccio.
 FABRIZIO
 Al padrone di casa?
 LAURA
                                       Che padrone!
 Questa è l'Arcadia nostra.
 FABRIZIO
 Dice ben.
 FORESTO
                     La capite?
 LAURA
                                          E non è poca
 la nostra cortesia
50che non v'abbiam sinor cacciato via.
 FABRIZIO
 Padroni.
 FORESTO
                   Avete inteso?
 FABRIZIO
                                              Non son sordo.
 LAURA
 Acciò ben la capisca
 la vostra mente stolta,
 ve la tornerò a dir una altra volta.
 
55   Vogliamo fare
 quel che ci pare;
 vogliam cantare,
 vogliam ballare;
 e voi tacete,
60perché voi siete
 senza giudizio.
 Signor Fabrizio,
 siete arrabbiato?
 Via, che ho burlato,
65nol dirò più.
 
    L'Arcadia nostra
 tutto permette.
 Due parolette
 non fanno male;
70un animale
 di voi più docile
 giammai non fu.
 
 SCENA II
 
 ROSANA, GIACINTO, FABRIZIO, FORESTO
 
 FABRIZIO
 Io rimango incantato!
 FORESTO
 Signor, che cosa è stato?
75Se comanda seder, si serva pure.
 FABRIZIO
 Ancor voi mi burlate?
 FORESTO
 Io burlarvi? Pensate.
 Siete l'amico mio più fido e caro.
 Ma se manca il denaro,
80vi giuro in fede mia
 che tutti ce n'andiamo in compagnia.
 
    Ve l'avverto, padron bello,
 se bramate compagnia,
 amoretti ed allegria
85ci vuol bezzi in quantità.
 
    Non n'avete? Con licenza,
 vi facciam la riverenza
 e bel bello quanti siamo
 vi piantiamo adesso qua.
 
 SCENA III
 
 FABRIZIO, ROSANA e GIACINTO
 
 FABRIZIO
90Ma, signora Rosana,
 che dite voi? Che dite voi, Giacinto,
 del parlar di Lauretta.
 GIACINTO
 Ella si prende spasso.
 ROSANA
 Anzi il di lei sdegno
95parmi d'amore un segno.
 GIACINTO
                                                 Io ve lo giuro,
 statene pur sicuro.
 ROSANA
 Più volte l'amor suo m'ha confidato;
 arde per voi.
 FABRIZIO
                           Che amore indiavolato!
 ROSANA
 Sapete la cagione
100che or la rese furiosa?
 Perché è di me gelosa.
 FABRIZIO
                                           Or la capisco.
 Ma che motivo ha mai
 d'ingelosir di voi?
 ROSANA
                                    Gl'affetti miei
 ho confidato a lei.
 FABRIZIO
105Dunque voi pur m'amate?
 ROSANA
 Purtroppo è ver.
 FABRIZIO
                                 Bellezze fortunate!
 Giacinto, che ne dite?
 Forse v'ingelosite?
 GIACINTO
                                     Niente affatto.
 Io non sono sì matto,
110s'ella v'ama, signor, io vado via,
 che non voglio impazzir per gelosia.
 
    Fra cento affanni e cento
 di viver non mi sento;
 smaniar per un bel viso,
115morir per una ingrata,
 no, questo non so far.
 
    Nel proprio suo tormento
 s'agita un cor geloso,
 soffre, non ha riposo
120e privo di contento
 si vede delirar.
 
 SCENA IV
 
 ROSANA e FABRIZIO
 
 FABRIZIO
 Dunque, se voi m'amate,
 discorriamola un poco.
 ROSANA
 Ma Laura sarà poi meco sdegnata.
 FABRIZIO
125Io non vuo' quella donna indiavolata.
 ROSANA
 V'amo, ma non voglio io tradir l'amica.
 FABRIZIO
 Oh caro il mio tesoro,
 già spasimo, già moro.
 ROSANA
 Olà, signor Fabrizio,
130più rispetto vi dico e più giudizio.
 
    Celar se non posso
 l'affetto nel core;
 prudente l'ardore
 con stima e rispetto
135dovete frenar.
 
    In alma gentile
 l'onesto contegno
 è il nobile segno
 dell'arte d'amar.
 
 SCENA V
 
 FABRIZIO, indi madama LINDORA in portantina con due braccieri
 
 FABRIZIO
140Rosana mi vuol bene e mi discaccia;
 Laura mi porta affetto e mi strapazza;
 io non so di che razza
 siano cotesti amori.
 Oh che gran novità! Corpo di Bacco!
145Vien madama Lindora.
 Fosse di me invaghita!
 LINDORA
 Come? Non v'è nessuno
 che mi venga a incontrar? Dove è il padrone?
 FABRIZIO
 Il padrone sono io.
 LINDORA
150È lei il signor Fabrizio?
 FABRIZIO
                                             Sì, signora.
 LINDORA
 È questo il suo casin?
 FABRIZIO
                                          Questo è il casino
 ove ogni anno villeggio.
 LINDORA
 Oibò? Che robba? Non si può dar di peggio.
 FABRIZIO
 Se mai non le piacesse, ella è padrona
155d'andar quando le par.
 LINDORA
                                            Dite; ove sono
 l'arcadi pastorelle?
 FABRIZIO
                                     Io non lo so.
 LINDORA
 Non importa, signor, le cercherò.
 FABRIZIO
 Comanda che io la serva?
 LINDORA
                                                 Obligatissima.
 Voi siete un po' vecchiotto,
160io voglio che mi serva un giovinotto.
 FABRIZIO
 Giacché dunque son vecchio
 perché viene da me?
 LINDORA
                                         Per tormi spasso.
 FABRIZIO
 Spasso de' fatti miei?
 LINDORA
                                          No, bel visino;
 no, di voi non mi burlo, anzi vi stimo,
165vi lodo e vi professo obligazione
 e vi dico che siete...
 FABRIZIO
                                      Un bel minchione.
 LINDORA
 Eh, che dite?
 FABRIZIO
                           Conosco il merto mio.
 LINDORA
 Quando lo dite voi, lo dico anche io.
 FABRIZIO
 Dunque...
 LINDORA
                      Dunque men vado
170a ritrovar le belle
 di questa nostra Arcadia pastorelle.
 
    Riverente a lei m'inchino,
 ehi, braccieri, qua la mano;
 venga presto, andate piano,
175venga poi, non mi stroppiate;
 correr troppo voi mi fate,
 mi vien mal, non posso più.
 
    Via, bel bello, andiamo avanti;
 gli son serva, addio, monsieur.
 
 SCENA VI
 
 FABRIZIO, indi il conte BELLEZZA che approda in un burchiello
 
 FABRIZIO
180Oh questa sì che è bella!
 Mi viene a visitare e mi maltratta.
 Oh caspita! Che vedo? In un burchiello
 ecco il conte Bellezza; oh come è bello.
 CONTE
 Permetta, anzi conceda
185che prostrato si veda
 al prototipo ver de' generosi
 l'infimo de' suoi servi rispettosi.
 FABRIZIO
 Servitore obligato.
 CONTE
 La fama ha publicato
190i pregi vostri con eroica tromba;
 l'eco intorno rimbomba
 il nome alto e sovrano
 di Fabrizio Fabbroni da Fabbriano.
 FABRIZIO
 Servitore di lei.
 CONTE
195Ed io pur bramerei,
 benché il merito mio sia circoscritto,
 nel ruolo de' suoi servi esser descritto.
 FABRIZIO
 Anzi de' miei padroni.
 CONTE
 La fama, mi perdoni,
200poco disse finor di voi parlando,
 voi cantando, esaltando.
 Veggo più, veggo molto,
 in quell'amabil volto
 il genio suo comprendo;
205ella vuol favorirmi ed io m'arrendo;
 ed accetto le grazie e grazie rendo.
 FABRIZIO
 Le renda o non le renda,
 è tutta una faccenda.
 Se qui vuole restar, mi farà onore;
210cirimonie non fo, son di buon cuore.
 CONTE
 Viva il buon cuor. La provida natura
 prese di me tal cura
 che mi rese il più vago e il più giocondo
 grazioso cavalier che viva al mondo.
 FABRIZIO
215Me ne rallegro assai. S'ella bramasse
 riposarsi, è padron.
 CONTE
                                       Sì, mio signore,
 accetterò l'onore
 che l'arcisoprafina sua bontà
 gentilissimamente ora mi fa.
 FABRIZIO
220Vada pure, entri qua.
 CONTE
                                          L'esuberanza,
 anzi l'esorbitanza
 delle grazie, onde lei m'ha incatenato...
 FABRIZIO
 Vada, basta così.
 CONTE
                                 Lasci che almeno...
 FABRIZIO
 Vada per carità.
 CONTE
                                Non fia mai vero
225che io manchi al dover mio.
 FABRIZIO
 Vada lei, mio signore, o vado io.
 CONTE
 
    Fabrizio amabile,
 io parto, addio;
 vi son servitor.
230Ma quel bel volto,
 sì ben raccolto,
 spiega l'idea
 del suo bel cor.
 (Pur non s'avvede
235che c'è l'inganno.
 Che gran piacer!)
 
    Che uom di buon cuore!
 Vi son servitore.
 Che uomo garbato!
240Vi sono obligato;
 il vero vi dico;
 credetelo a me.
 
 SCENA VII
 
 FABRIZIO solo
 
 FABRIZIO
 Con due pazzi di più nella brigata
 ora l'Arcadia in Brenta è terminata.
245E viva l'allegria. Corpo del diavolo!
 Quando mi divertisco,
 proprio ringiovinisco.
 E quelle ragazzette,
 quanto sono carette!
250Per passare con esse i giorni miei,
 cospetto! non so dir cosa farei.
 
    Sento per questa e quella
 un certo che nel core,
 che amor, la tarantella,
255io sento a tutte l'ore
 che lo fa salticchiar.
 
 SCENA VIII
 
 Camera in casa di Fabrizio con sedie.
 
 Madama LINDORA, poi il conte BELLEZZA, indi FABRIZIO e FORESTO con un servo che porta sopra un baccile un serto di fiori
 
 LINDORA
 Dove Laura e Rosana,
 dove mai son? Chi è di là? C'è nessuno?
 CONTE
 Madama, ci sono io.
 LINDORA
260Da sedere. Oh perdoni;
 non l'avevo veduto.
 CONTE
 A tempo son venuto,
 s'accomodi.
 LINDORA
                         Mi scusi.
 Ma chi è lei, mio signore?
 CONTE
265Sono il conte Bellezza,
 un vostro servitore,
 obligato, divoto e profondissimo.
 LINDORA
 Anzi mio padronissimo.
 FABRIZIO
 Signor conte Bellezza, mi consolo.
 FORESTO
270Ancor io, ma di core.
 CONTE
                                         E di che?
 FABRIZIO
 Il principe lei è
 per tutto questo dì d'Arcadia nostra.
 CONTE
 È gentilezza vostra,
 non già merito mio.
 FABRIZIO
275Anzi i meriti vostri a noi son noti;
 e creato v'abbiam con tutti i voti.
 LINDORA
 Anche io l'Arcadia lodo
 e d'esservi soggetta esulto e godo.
 FORESTO
 A voi, principe degno,
280del suo rispetto in pegno
 manda l'Arcadia vostra
 questo serto di fiori.
 LINDORA
 Ahi, mi fate morir con questi odori.
 CONTE
 Deh riponete, presto,
285questo serto fatale.
 LINDORA
 Mi sento venir male.
 FABRIZIO
 Presto, presto, tabacco.
 LINDORA
                                            Sì, tabacco.
 FABRIZIO
 Prenda.
 LINDORA
                  È troppo granito.
 CONTE
 Questo è fino assai più.
 LINDORA
290Non mi piace, signor, va troppo in su.
 FORESTO
 (Adesso l'aggiusto io;
 con questa stranutiglia
 mi voglio divertir con chi ne piglia).
 Prenda, prenda di questo,
295è foglia schietta, schietta e leggerissima.
 LINDORA
 Questo, questo mi piace, obligatissima.
 FORESTO
 Comanda?
 CONTE
                       Mi fa grazia.
 FORESTO
 E voi?
 FABRIZIO
               Mi fate onore.
 FORESTO
 (Voglio rider di core.
300La stranutiglia vera
 gli farà stranutar fino alla sera).
 FABRIZIO
 
    Vada, vada.
 
 CONTE
 
                            Vada lei.
 
 LINDORA
 
 Anzi lei vada, eccì.
 
 FABRIZIO, CONTE
 
 Viva, viva.
 
 LINDORA
 
                       Grazie, eccì,
305ahi eccì, ahi eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Poverina.
 
 CONTE
 
                     Presto, eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Che bel garbo! Son qua io;
 forti, eccì.
 
 CONTE
 
                      Alto, eccì.
 
 LINDORA
 
 Aiutatemi, eccì.
 
 FABRIZIO, CONTE, LINDORA
 
310   Che tabacco, eccì, eccì,
 maledetto, eccì, eccì.
 Che tormento che mi sento!
 Più non posso, eccì, eccì.
 
 CONTE
 
    Via, madama, non è niente.
 
 FABRIZIO
 
315Che tabacco impertinente!
 
 LINDORA
 
 Acqua fresca per pietà.
 
 CONTE
 
    Vado a prenderla, eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Ve la porto, eccì, eccì.
 
 LINDORA
 
 Il mio naso, la mia testa,
320il mio petto, eccì, eccì.
 
 CONTE
 
 V'è passato?
 
 LINDORA
 
                          Signorsì.
 
 FABRIZIO
 
 State meglio?
 
 LINDORA
 
                            Par di sì.
 
 CONTE, FABRIZIO, LINDORA
 
    Dunque andiamo in compagnia
 a goder con allegria
325dell'Arcadia il primo dì.
 
    Vada, vada, eccì, eccì;
 maledetto tabacaccio!
 Oh che impaccio! Eccì, eccì.
 
 CONTE E FABRIZIO
 
 Favorisca. Faccia grazia.
 
 LINDORA
 
330Signorsì.
 
 FABRIZIO, CONTE, LINDORA
 
                    Eccì, eccì, eccì.
 
 Fine dell’atto primo